Obesità e Chirurgia Bariatrica
La chirurgia bariatrica o chirurgia dell’obesità, si occupa del trattamento chirurgico dei pazienti affetti da obesità patologica riducendo il rischio di mortalità e l’insorgenza di malattie associate e migliorando la qualità di vita dei pazienti. Oltre i due terzi dei soggetti operati ottiene almeno il 50% del caso di peso a distanza di 10 anni dall’intervento.
L’OBESITA’ E’ UN AUMENTO PATOLOGICO DEL PESO CORPOREO IN SEGUITO AD ECCESSIVO ACCUMULO DI TESSUTO ADIPOSO.
Per valutare la condizione di obesità ed i suoi vari gradi, dai quali dipende l’impatto sulla salute, non è sufficiente la semplice misurazione del peso. Per una corretta definizione dei livelli di obesità è indispensabile calcolare l’indice di massa corporea (IMC o BMI), derivante dal rapporto tra peso e superficie corporea, espresso in Kg/m2. (TAB.BMI). Per una migliore definizione del quadro clinico è utile eseguire inoltre la misurazione della circonferenza addominale e del collo e un esame impedenziometrico. L’impedenziometria misura le percentuali di massa grassa, massa magra e acqua che compongono il peso corporeo e dà un significato più appropriato alle rilevazioni del peso ed ai risultati dei trattamenti dimagranti.
SI DISTINGUONO TRE DIVERSE TIPOLOGIE DI OBESITA’
Quando il BMI rilevato è maggiore o uguale a 40 si parla di obesità patologica o morbigena, cui si associa una diminuzione dell’aspettativa di vita di circa 10 anni. E’ statisticamente provato che all’obesità si associano con maggior frequenza alcune patologie di cui spesso è diretta conseguenza, la maggior parte delle quali regredisce con il regredire dell’obesità. Risulta quindi indispensabile intervenire con tutti i mezzi disponi bili, chirurgia compresa.
Indicazioni alla chirurgia bariatrica
La Chirurgia Bariatrica non è indicata per tutti i pazienti obesi e non può essere richiesta per motivi estetici:
il suo fine è quello di prevenire e/o correggere problemi medici associati all’obesità patologica.
I requisiti necessari per sottoporsi ad un intervento di Chirurgia Bariatrica sono:
- Età compresa fra 18 e 65 anni (salvo diverse indicazioni)
- BMI (indice di massa corporea) maggiore a 40 o maggiore a 3 se in presenza di serie patologie associate (es: diabete tipo 2, malattie cardiache, ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia e iperlìpidemia, problemi articolari, apnee notturne ecc)
- Obesità di durata superiore a 5 anni
- Mancata o scarsa risposta delle terapie conservative (diete, farmaci, attività fisica)
- Piena consapevolezza , motivazione, disponibilità e impegno da parte del paziente ad intraprendere un percorso post-operatorio per tutta la vita, ad eseguire controlli medici e ad attenersi alle regole comportamentali indicate.
Le linee guida consigliate e adottate dalla S.I.C.OB. sono sovrapponibili a quelle internazionalmente codificate ed accettate. Per i pazienti di età compresa tra i 18 ed i 60 anni (il 97,5% dei pazienti del Registro S.I.C.OB.) le indicazioni, sono quindi le seguenti:
- B.M.I. > 40 Kg/m2;
- B.M.I. tra 35 e 40 Kg/m2 in presenza di comorbilità che, presumibilmente, possono migliorare o guarire a seguito della notevole e persistente perdita di peso ottenuta con l’intervento (malattie del metabolismo, patologie cardiorespiratorie, gravi malattie articolari, gravi problemi psicologici, ecc.).
Per essere candidati all’intervento i pazienti devono avere nella loro storia clinica un fallimento di un corretto trattamento medico (mancato o insufficiente calo ponderale; scarso o mancato mantenimento a lungo ternine del calo di peso). Il merito sostanziale ed incontrovertibile delle linee guida è stato ed è l’i n trod uzione di un criterio di B.M.I. minimo (superiore a 40 Kg/m2 o tra 35 e 40 Kg/m2 in presenza di almeno una comorbilità), al di sotto del quale la terapia chirurgica non dovrebbe, in linea di massima e salvo casi eccezionali, essere presa in considerazione. La S.I.C.OB. ha accettato, però, il concetto avanzato dalla Commissione congiunta I.F.S.0.-E.A.S.O. in base al quale il B.M.I. di riferimento è quello iniziale, nel senso che un calo ponderale ottenuto con un trattamento preoperatorio non rappresenta una controindicazione alla chirurgia bariatrica prevista, anche se il B.M .I. raggiunto è inferiore a quelli canonici, e che la chirurgia bariatrica è altrettanto indicata nei pazienti che hanno avuto un sostanziale calo ponderale in seguito al trattamento conservati vo ma che abbiano iniziato a riprendere peso. In buona sostanza, il B.M.I. minimo per essere candidabile alla chirurgia bariatrica non è tanto quello riferito all’atto dell’intervento quanto il massimo raggiunto dal paziente nella sua storia clinica. In sintonia con quanto già proposto dall’A.S.B.S., nel 2004, e dall’E.A.E.S., nel 2005, anche in Italia si va facendo strada la possibilità, solo, però per casi selezionati e solo nell’ambito di trial controllati randomizzati, di prendere in considerazione la terapia chirurgica in pazienti con un B.M.I. compreso tra 30 e 35 Kg/m2 ma che abbiano comorbilità o alterate condizioni psico-fisiche che possano migliorare o guarire in virtù del calo ponderale indotto dalla terapia chirurgica. La S.l.C.OB. è, infine, particolarmente attenta alla necessità che il paziente sia ben informato e motivato non solo sull’intervento ma anche sulla necessità di doversi sottoporre a periodici followup e di dover seguire scrupolosamenle eventuali prescrizioni mediche integrative o sostitutive, e dietetiche (a seconda dell’intervento effettuato).
Chirurgia bariatrica negli adolescenti e nei pazienti oltre i 60 anni
Anche in Italia le indicazioni alla terapia chirurgica al di sotto dei 18 o al di sopra dei 60 anni rappresentano una minoranza dei casi.
Dai dati del Registro S.I.C.OB. si evince che lo 0,4% dei pazienti operati ha un’età inferiore ai 18 anni, l’l,8% ha un’età compresa tra i 60 ed i 65 anni e lo 0,3% ha un’età superiore ai 65 anni. Ancora oggi,l’adolescente e l’anziano rappresentano delle indicazioni limite, riferibili a casi singoli, che, come tali, vanno attentamente e pecificamente valutati in relazione ad una quantificazione dei rischi prevedibili e dei benefici attesi il più possibile aderente alla realtà. È altamente raccomandabile, inoltre, che questi casi limite siano, comunque, trattati in Centri selezionati, ad elevati volumi di attività che possano garantire un effettivo approccio interdisciplinare in tutte le fasi del trattamento. Per vari motivi l’opzione chirurgica coinvolgerà sempre più le cosiddette età estreme: incremento dell’ incidenza della malattia; aumento dell’aspettativa di vita; maggiore sicurezza ed efficacia della chirurgia bariatrica, dovute all’accesso laparoscopico ed all’aumentata esperienza specifica dei team interdisciplinari.
Negli adolescenti potrebbe sembrare ragionevole un atteggiamento più prudente, adottando delle indicazioni più severe (B.M.I.> 40 Kg/m2 ed almeno una comorbilità grave; B.M.I. > 50 Kg/m2 ed almeno una comorbilità minore; B.M.I. inferiori a quelli su indicati solo in caso di comorbilità a rischio di vita ed in casi del tutto particolari). D’altra parte, però, questo alleggiamento di attesa potrebbe comportare maggiori morbilità e mortalità e minori effetti sulle comorbilità. È ovvio, però, che l’adolescente candidato alla chirurgia bariatrica debba aver raggiunto un’adeguata maturazione (almeno il 95% della struttura definitiva), che possa seguire il trattamento pre e postoperatorio indicato dall’équipe interdisciplinare dedicata e che abbia un’adeguata capacità decisionale per recepire appieno i contenuti di un consenso informato e consapevole. Nel caso specifico degli adolescenti bisognerebbe prendere in considerazione la lunghissima aspettativa di vita dopo la chirurgia (che potrebbe condizionare il tipo di intervento e l’impiego o meno di device, eventualmente ed opportunamente modificati) , l’incremento possibile dei reinterventi, le modalità e gli effetti delle terapie sostitutive ed integrative.
l pazienti affetti da sindrome di Prader-Willi, infine, rappresentano dei casi ulteriormente selezionati in cui, a maggior ragione, il Centro di riferimento deve avere altissimi volumi di attività nonché tutte le competenze e le strutture necessarie. In questi pazienti sarebbero da evitare interventi che richiedono una buona compliance e la S.I.C.OB. ritiene di poter raccomandare come intervento di scelta la diversione biliopancreatica.
Per quanto concerne, invece, l’anziano, è indispensabile una più accurata valutazione del rapporto costi/benefici: le comorbilità associate sono più frequenti e più gravi; le complicanze operatorie gravi hanno una maggiore incidenza; il rischio di mortalità è plausibilmente incrementato; il calo ponderale atteso è di minore entità; gli effetti sulla quantità e qualità della vita residua sono variabili e non realmente quantificabili; vi è una minore compliance ai nuovi regimi dietetico-alimentari imposti da alcuni interventi. È, comunque, osservabile anche nei pazienti anziani un miglioramento delle comorbilità sovrapponibile a quello riscontrato nella popolazione bariatrica generale. Nell’esperienza del Registro S.I.C.OB., inoltre, l’età dei pazienti non si è dimostrato un fattore correlato alla mortalità registrata (a differenza del tipo di procedura, della chirurgia open, del prolungato tempo operatorio, della presenza cli comorbilità e del basso volume di attività dei Centri). È da sottolineare, però, che nel Registro i casi trattati oltre i 60 anni sono in misura estremamente ridotta (2,1%), il che potrebbe comportare un bias in termini statistici. D’altra parte, se le comorbilità sono associate ad un incremento della mortalità è del tutto verosimilmente che queste siano più frequenti e più gravi nel gruppo di pazienti ultrasessantenni . Nell’esperienza del GILB (Gruppo Italia no Lap Band), infatti, la mortalità registrata nei pazienti di età superiore a 60 anni (il 4,1% del campione osservato) è stata oltre tre volte superiore a quella riscontrata nei pazienti con età inferiore ai 60 anni (1,4% vs 0,4%). La mortalità è correlata anche, se non soprattutto , al volume di attività del Centro, il che non fa che confermare come in questi casi particolari sia ancora di più indispensabile fare riferimenlo a Centri di particolare e consolidata esperienza e con strutture e personale adeguati.
Nei soggetti anziani, infine, non deve essere dimenticato che il primo obiettivo della chirurgia è migliorare la qualità di vita, anche laddove l’intervento non aumenti, verosimilmente, l’aspettativa di questa.
CONTROINDICAZIONI
L’obesità è associata a numerose patologie quali:
- Lesioni scheletriche ed articolari
- Ipertensione
- Diabete tipo 2
- Cardiopatie ischemiche e dilatative
- Insufficienza respiratoria
- Dislipidemie
- Patologie vascolari
- Diminuzione livelli di testosterone nel maschio
- Impatto negativo sulla capacità riproduttiva delle donne
Anche per quanto concerne le controindicazioni alla chirurgia bariatrica, le linee guida consigliate e adottate dalla S.I.C.OB. sono sovrapponibili a quelle internazionalmente codificate e acetate:
- assenza di un periodo di trattamento medico verificabile;
- paziente incapace di partecipare ad un prolungato protocollo di follow-up;
- disordini psicotici, depressione severa, disturbi della personalità e del comportamento alimentare valutati da uno psichiatra o psicologo dedicato (a meno che non vi siano diverse, specifiche e documentate indicazioni da parte dei suddetti componenti del team);
- alcolismo e tossicodipendenza;
- malattie correlate a ridolta spettanza di vita;
- pazienti inabili a prendersi cura di se stessi e senza un adeguato supporlo familiare e sociale.
FILOSOFIA DEL TRATTAMENTO
Nel valutare un caso di obesità nasce spontanea la domanda: Quale è la causa, si tratta di una patologia organica da trattare come tutte le altre patologie di interesse chirurgico o in questo caso la chirurgia rappresenta solamente un supporto, una giuda atta A favorire il successo di altre azioni terapeutiche?
La risposta non è facile e spesso non univoca.
L’obesità è una patologia multifattoriale, possiamo comunque individuare tre macro aree di interesse:
- cause costituzionali o genetiche
- cause ambientali
- cause comportamentali
Tutte questa cause concorrono in misura variabile nel causare uno stato di obesità. Purtroppo i fattori ambientali e genetici non sono modificabili, quindi rappresentano una costante sulla quale non possiamo agire. Risulta pertanto evidente che tutte le nostre azioni debbano essere focalizzate sulle cause comportamentali , uniche tra tutte modificabili dalla nostra azione. La risposta al quesito, dopo questa semplice considerazione non può essere altro che: La chirurgia ricopre un importante ruolo di supporto ma da sola non può pensare di essere risolutiva, in quanto l’obesità è una patologia multifattoriale la cui principale causa è insita nel comportamento del soggetto da trattare. Queste semplici considerazioni debbono porre l’intervento chirurgico all’interno di un percorso cognitivo-comportamentale e debbono anche indirizzare la scelta della tecnica chirurgica in sua funzione. Per questi motivi la nostra preferenza và al bendaggio gastrico che ben si adatta ad essere parte integrante di un percorso comportamentale.
Bendaggio Gastrico
L’ intervento viene eseguito in anestesia generale con tecnica laparoscopica, per cui non cl sono grosse incisioni cutanee, ma solo 4 accessi sotto-costali di circa 1 cm. La durata media dell’intervento è di circa 30 minuti e la dimissione, normalmente, avviene 48 ore dopo l’intervento.
Il Bendaggio trasforma lo stomaco in una “clessidra” dove la maggior parte de volume si trova a valle dell’anello. A monte dell’anello viene confezionata una piccola “tasca gastrica” che ha la capacità di circa 30 ml, ma non si mangia in relazione alla sua capienza, essa infatti ha la funzione di andare In tensione rapidamente quando si mangia e di stimolare precocemente i recettori del senso di sazietà che si trovano nel fondo gastrico, producendo un senso di sazietà precoce e duraturo che, normalmente, si traduce in una abolizione del senso di fame. A ciò vanno sommati gli effetti della restrizione che determina riduzione della quantità di cibo per pasto e rappresenta un ostacolo costringendo i pazienti a mangiare in modo corretto.
Il Bendaggio Gastrico fa parte del gruppo degli interventi di Gastroplastica Restrittiva e consente nel posizionare attorno allo stomaco, un apparecchio (anello gastrico) che viene chiuso e compresso dall’esterno In base alle esigenze caso per caso. Il rispetto dell’anatomia dello stomaco fa si che, in caso di rimozione del Bendaggio, lo stomaco riprenda, in breve tempo, forma e capienza originali, quindi è da considerare un intervento reversibile. Indispensabile è tuttavia che, sia il posizionamento del Bendaggio che la sua rimozione, per qualunque causa, siano effettuate presso strutture specializzate e con esperienze specifica in questo tipo di chirurgia. In caso di patologie gastriche Intervenute successivamente si possono applicare gli stessi per corsi diagnostici e terapeutici che si applico anche a pazienti non portatori di Bendaggio Gastrico.
Dopo Bendaggio Gastrico, infatti, è possibile eseguire gastroscopia, manovre endoscopiche e vie biliari, ecc.
Il Bendaggio Gastrico è un anello in Silicone medicale, completamente inerte, pertanto è compatibile con tutti gli esami radiologici (TAC, Risonanza Magnetica) che fosse necessario eseguire in caso di eventi o altre patologie verificatisi nel torso della vita del paziente. Il Bendaggio è costituito da una parte interna gonfiabile connessa attraverso un tubicino ad un PORT per infusioni posizionato sottocute. Pungendo il PORT con una siringa si può stringere o allargare l’anello,per questo si parla di BENDAGG IO GASTRICO REGOLABILE. La regolabilità è la caratteristica fondamentale di questo dispositivo: la regolazione, infatti, può essere fatta in base alle esigenze del singolo paziente e alle risposte ottenute nel tempo in termini di calo ponderale.
PERCORSO POST-OPERATORIO E FOLLOW-UP
II giorno dell’intervento deve essere considerato come il punto di partenza di un percorso della durata di diversi anni, essendo l’insieme di un un intervento chirurgico, che aiuta a perdere peso e pone indicazioni e limiti ben precisi, ed un percorso cognitivo e comportamentale, in quanto alla base di ogni forma di obesità ci sono comportamenti sbagliati che debbono essere corretti.
L’esempio di comportamenti sbagliati viene evidenziato dal fallimento di diete e trattamenti medici che danno risultati finchè scrupolosamente seguiti, ma riportano ad un inevitabile aumento di peso quando il paziente li abbandona e torna a ripetere gli stessi errori comportamentali di sempre. L’obesità, nella maggior parte del casi, è come un circolo vizioso dal quale è difficile uscire a meno di intraprendere un percorso che modifichi i comportamenti sbagliati dei pazienti.
Poiché comportamenti ed abitudini non si possono cambiare in pochi mesi, si deve intraprendere un percorso che duri diversi anni.
Gli obiettivi del percorso sono: perdita di peso duratura e promozione di un più sano stile di vita.
All’inizio del percorso si introducono 5 regole di comportamento che debbono essere rispettate e che devono diventare nel tempo, un’abitudine di vita. Durante il percorso, a parte casi particolari non si prescrivono rigide diete. All’atto della dimissione viene prescritta una dieta semiliquida della durata di 20 giorni da fare dopo l’intervento che va scrupolosamente seguita al fine mantenere lo stomaco “a riposo” ed evitare problemi.
Il percorso può, idealmente, essere diviso in 2 momenti:
- Calo ponderale – Ha una durata di circa un anno.
In questa fase si sfruttano le caratteristiche del bendaggio per consentire un adeguato calo di peso. Allo scopo si effettuano controlli ( follow-up) ogni 2 mesi circa, nel corso dei quali il bendaggio viene regolato e monitorato il percorso del paziente attraverso I risultati raggiunti. Questa fase può anche avere una durata superiore, qualora il paziente non sia stato in grado di mettere in atto tutte le indicazioni fornite, agendo soprattutto sul piano comportamentale. - Mantenimento – Ha una durata di alcuni anni.
Il bendaggio non viene ulteriormente ristretto e mantenuto al valore in cui si è raggiunto il peso ottimale. Si continuano a rispettare le regole introdotte all’inizio del percorso finchè non diventano “una regola di vita”, che permettono di controllare il proprio peso. I controlli vengono fatti mediamente ogni 6 mesi .
Infine, quando Il paziente riesce a mantenere il peso raggiunto con facilità, si è adeguato alle regole comportamentali e ha imparato a gestirsi, il bendaggio può essere allargato progressivamente fino a raggiungere un punto in cui dà solo un minimo di aiuto, in quanto il mantenimento è prevalentemente opera del nuovo corretto comportamento alimentare del paziente. A questo punto il percorso può considerarsi felicemente portato a termine e occorrerà fare solo controlli periodici a distanza secondo le indicazioni fornite volta per volta ad ogni controllo.
REGOLE DI COMPORTAMENTO
Il paziente deve seguire 5 regole di comportamento essenziali sia per il raggiungimento degli obiettivi, sia per evitare problemi ed effetti collaterali.
- Fare i pasti con regolarità
La regolarità, per un paziente con Bendaggio Gastrico, è importante perchè per perdere peso abbiamo bisogno di un metabolismo adeguato. Il metabolismo è ottimale quando il livello di Insulina nel sangue rimane costante. Ciò avviene se si mangia con regolarità facendo colazione, pranzo e cena ed eventualmente 2 piccoli spuntini, a metà mattina e metà pomeriggio, nel caso se ne senta la necessità. È assolutamente scorretto fare numerosi pasti nel corso della giornata, come è scorretto saltare dei pasti. In questi casi, infatti, si avranno picchi di Insulina nel sangue, avvertirti dal nostro organismo come fattore di stress: le funzioni si riducono, il metabolismo si abbassa e diventa difficile perdere peso e mantenerlo. - Mangiare molto lentamente
Quando si mangia in fretta, si smette di ingerire cibo non perchè si avverte il senso di sazietà, ma perchè ci si è “riempiti”. Tale situazione fa si che, spesso, si introducano quantità di cibo maggiori rispetto al necessario, quindi la voracità può essere considerata concausa di obesità. Dopo un Intervento di Bendaggio Gastrico non è più possibile mangiare in fretta a causa del restringimento a valle della tasca gastrica. Per semplicità si può rappresentare la tasca gastrica e la zona ristretta dal Bendaggio come un imbuto dal quale può passare solo una certa quantità di cibo alla volta e solo se di dimensioni inferiori al suo foro di uscita. Il cibo solido, va ridotto in piccolissimi pezzetti, quindi masticato molto bene e ciò si può ottenere solo mangiando molto lentamente.li pasto di un paziente con Bendaggio Gastrico non deve durare meno di 15-20 minuti. Lo stesso vale per i liquidi: se l’imbuto si mette sotto un rubinetto aperto al massimo l’acqua tracima dall’imbuto se, viceversa, si regola il rubinetto, l’acqua scende tranquillamente. L’esempio serve a dire che Il paziente operato di Bendaggio Gastrico nel corso della giornata Può assumere le quantità di acqua che vuole purchè lo faccia con calma e a sorsi dal bicchiere. - Non bere durante i pasti
Bere durante I pasti causa nella maggioranza dei casi episodi di vomito. Da ciò ne deriva che non bisogna bere durante i pasti ma a distanza di almeno 20-30 minuti prima o dopo gli stessi. È sbagliato, ovviamente ,usare l’espediente di bere per introdurre maggiori quantità di cibo. - Controllare il peso con regolarità
Statisticamente i soggetti che si pesano con regolarità sono quelli che ottengono I migliori risultati. Nella prima parte del percorso, perciò, è indicato, perchè motivante, pesarsi 1 volta alla settimana in quanto il bendaggio dà un calo di peso progressivo. Nella fase successiva di mantenimento è indicato pesarsi tutti i giorni meglio al mattino appena alzati. Controllare il peso deve diventare una consuetudine perchè è l’unico modo per poter mettere in atto meccanismi correttivi del peso. - Fare attività fisica
Il movimento aiuta sia la perdita di peso che il mantenimento. Il paziente obeso non è un soggetto adatto all’attività fisica in quanto si affatica facilmente e può mettere a rischio articolazioni e apparato muscolo-tendineo. Dopo Bendaggio Gastrico, nella fase iniziale, si Invita il paziente a svolgere una moderata attività fisica, compatibile con il suo stato (es. passeggiate via via più lunghe), successivamente si consiglia attività fisica con continuità (nuoto, palestra ecc) almeno due volte la settimana. Infatti l’attività fisica rappresenta una delle colonne portanti del mantenimento.
QUANDO IL PAZIENTE SARÀ IN GRADO DI SEGUIRE CONTEMPORANEAMENTE TUTTE LE 5 REGOLE INDICATE, COME ABITUDINE, AVRÀ IN SUO POSSESSO TUTTI GLI STRUMENTI CHE GLI CONSENTONO DI CONTROLLARE IL SUO PESO. A QUESTO PUNTO IL PERCORSO PUO’ CONSIDERARSI ULTIMATO, L’OBIETTIVO RAGGIUNTO E RISOLTO IL PROBLEMA DELLA SUA OBESITÀ.
Responsabilità del Paziente
Il paziente deve essere cosciente che ha un ruolo e una responsabilità determinanti per il buon esito del percorso. Il non rispetto delle regole indicate può inficiare i risultati e può essere causa di complicanze che possono riportare il paziente in sala operatoria.
Il paziente che si sottopone ad intervento di Bendaggio Gastrico deve:
- rispettare le regole comportamentali prescritte
- rispettare il follow-up (programma di controlli)
- seguire le indicazioni fornite nel corso dei controlli
- essere disponibile ad eseguire controlli per tutta la sua vita
- attenersi a tutte le indicazioni fornite
Il mancato rispetto di tutti i punti Indicati può essere causa di risultati insoddisfacenti e di complicazioni , per i quali la responsabilità non può essere addebitata al chirurgo che ha eseguito l’intervento e fornito al paziente tutte le informazioni necessarie al raggiungimento dei risultati attesi con il Bendaggio Gastrico. Allo scopo di evitare complicazioni il paziente operato di Bendaggio Gastrico deve informare il chirurgo di riferimento anche di patologie di qualsiasi tipo (interventi chirurgici, malattie tumorali, traumi ecc.) sopraggiunte dopo l’intervento di Bendaggio Gastrico e delle terapie farmacologiche o indagini strumentali prescritte per le stesse. Allo stesso modo deve Informare gli altri specialisti di essere portatore di Bendaggio Gastrico. La paziente operata di Bendaggio Gastrico, appena ne viene a conoscenza, deve informare il chirurgo di riferimento dell’inizio di una gravidanza, e Il ginecologo che la segue di essere portatrice di Bendaggio Gastrico.
In tutti questi casi potrebbe essere necessario procedere allo sgonfiamento parziale o totale del bendaggio dopo adeguata valutazione fatta caso per caso (se necessario rapportarsi anche con gli altri specialisti), fornendo anche le indicazioni sui modi e i tempi per riprendere il percorso quando possibile.